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    Ipovisione e paralimpiadi – lo sci

    Classificazione dell’ipovisione per atleti paralimpici

    Eva Goulza, sciatrice croata, ha partecipato alla sua prima gara internazionale a 13 anni ed è stata selezionata per le paralimpiadi del 2018 a Pechino. In un’intervista, spiega che gli atleti con problemi di vista sono classificati secondo gli stessi criteri applicati a tutti gli altri atleti paralimpici.

    Il processo di classificazione è suddiviso in due fasi: ammissibilità basata su cartelle cliniche e valutazione fisica. Queste cartelle cliniche sono presentate per dimostrare la disabilità dichiarata degli atleti.

    Classificatori qualificati professionalmente come oculisti o optometristi testano la visione degli atleti e il loro campo visivo. I classificatori si presentano sempre in coppia, mentre uno esamina l’atleta l’altro può esaminare la documentazione.

    La nitidezza della visione degli atleti è classificata in 3 categorie: B1, B2 e B3.

    B1 è la completa ciecità.

    Gli atleti B2 non sono in grado di riconoscere la lettera E da una breve distanza o possono avere un campo visivo limitato di meno di 10 gradi.

    Gli atleti B3 sono afflitti da una menomazione della vista meno grave e possono partecipare a gare di sci alpino e sci nordico. Questi atleti hanno una visuale limitata o meno di 40 gradi di campo visivo.

    Sciare con l’ipovisione

    Sciare per atleti ipovedenti non è molto diverso dallo sci normale.

    L’unica differenza è che gli atleti ipovedenti seguono una guida.

    La pista utilizzata viene abbinata al livello di menomazione

    I salti sono limitati poiché sono particolarmente difficili per gli atleti ipovedenti, la velocità è inferiore e le piste tendenzialmente più facili; il gesto atletico di per sé non differisce realmente da quello di atleti normodotati, inclusa la difficoltà di adattarsi a luoghi diversi dove la neve e i terreni differiscono da quelle dei luoghi di allenamento.

    La guida e l’atleta sono in costante contatto durante la discesa, tramite una connessione wireless via bluetooth. L’atleta riceve dalla guida istruzioni su ciò che deve sapere, ad esempio la sequenza del cancello o il cambio di terreno, il presentarsi di curve veloci e lente.

    Il divario tra atleta e guida è stipulato nelle regole. Durante la discesa devono essere separati da più di un cancello, altrimenti si ottiene la squalifica, e se l’atleta dovesse cadere, la guida non è autorizzata ad aiutare.

    Immaginare di scendere per un pendio con gli occhi bendati sembra una prospettiva piuttosto spaventosa, e questo dovrebbe dar modo di capire quanto affidamento l’atleta debba riporre nella sua guida.

    Lo sviluppo delle discipline sciistiche per disabili nacque in seguito al ritorno a casa dei soldati della seconda guerra mondiale, e di colore tra essi che cercavano di ritornare alle vecchie abitudini nonostante le menomazioni subite. La prima apparizione dello sci ai giochi paralimpici avvenne nel 1976 ai giochi di Ornskoldsvik, in Svezia.

     

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